Nuova Riveduta:

Atti 28:11

Paolo a Roma
3Gv 5-8 (Ro 1:9-15; 15:29; At 23:11)
Tre mesi dopo ci imbarcammo su una nave alessandrina, recante l'insegna di Castore e Polluce, la quale aveva svernato nell'isola.

C.E.I.:

Atti 28:11

Dopo tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri.

Nuova Diodati:

Atti 28:11

Paolo giunge a Roma e vi sta due anni prigioniero in casa propria
Tre mesi dopo, partimmo su una nave di Alessandria, che aveva svernato nell'isola, avente per insegna Castore e Polluce.

Riveduta 2020:

Atti 28:11

Paolo a Roma
Tre mesi dopo partimmo sopra una nave alessandrina che aveva per insegna Castore e Polluce, che aveva svernato nell'isola.

La Parola è Vita:

Atti 28:11

Tre mesi dopo, c'imbarcammo di nuovo, questa fu la volta di una nave di Alessandria, la «Castore e Polluce», che aveva passato l'inverno nell'isola.

La Parola è Vita
Copyright © 1981, 1994 di Biblica, Inc.®
Usato con permesso. Tutti i diritti riservati in tutto il mondo.

Riveduta:

Atti 28:11

Paolo a Roma
Tre mesi dopo, partimmo sopra una nave alessandrina che avea per insegna Castore e Polluce, e che avea svernato nell'isola.

Ricciotti:

Atti 28:11

Verso Roma
Dopo tre mesi c'imbarcammo sopra una nave alessandrina, che aveva svernato nell'isola e portava l'insegna dei Càstori.

Tintori:

Atti 28:11

Paolo prosegue il viaggia per Roma
Dopo tre mesi ci imbarcammo su nave alessandrina che aveva svernato nell'isola, e portava l'insegna dei Castori.

Martini:

Atti 28:11

E dopo tre mesi partimmo sopra una nave Alessandrina, la quale avea svernato nell'isola, ed avea l'insegna de' Castori.

Diodati:

Atti 28:11

E, TRE mesi appresso, noi ci partimmo sopra una nave Alessandrina, che avea per insegna Castore e Polluce, la quale era vernata nell'isola.

Commentario abbreviato:

Atti 28:11

Versetti 11-16

Gli eventi comuni dei viaggi sono raramente degni di essere raccontati; ma il conforto della comunione con i santi e la gentilezza dimostrata dagli amici meritano una menzione particolare. I cristiani di Roma erano così lontani dal vergognarsi di Paolo o dal temere di riconoscerlo, perché era prigioniero, che erano ancora più attenti a mostrargli rispetto. Questo gli fu di grande conforto. E se i nostri amici sono gentili con noi, Dio lo mette nei loro cuori e noi dobbiamo rendergliene merito. Quando vediamo coloro che, anche in luoghi sconosciuti, portano il nome di Cristo, temono Dio e lo servono, dobbiamo elevare il nostro cuore al cielo in segno di ringraziamento. Quanti grandi uomini hanno fatto il loro ingresso a Roma, incoronati e in trionfo, che in realtà erano piaghe per il mondo! Ma qui fa il suo ingresso a Roma un uomo buono, incatenato come un povero prigioniero, che è stato una benedizione per il mondo più grande di qualsiasi altro semplice uomo. Non è forse questo sufficiente a toglierci per sempre la presunzione del favore del mondo? Questo può incoraggiare i prigionieri di Dio, che può dare loro favore agli occhi di coloro che li tengono prigionieri. Quando Dio non libera presto il suo popolo dalla schiavitù, ma gliela rende facile o gliela rende facile, ha motivo di essere grato.

Riferimenti incrociati:

Atti 28:11

At 6:9; 27:6
Is 45:20; Gion 1:5,16; 1Co 8:4

Dimensione testo:


Visualizzare un brano della Bibbia

Aiuto Aiuto per visualizzare la Bibbia

Ricercare nella Bibbia

Aiuto Aiuto per ricercare la Bibbia

Ricerca avanzata